Il termine probiotico fu coniato nel 1965 da Lilly e Stillwell che per primi descrissero alcune sostanze prodotte da un microorganismo, in grado di stimolare la crescita di altri batteri e le chiamarono “probiotici” in opposizione al termine antibiotico.
Nel 1974 Parker diede una definizione di probiotico più vicina a quella corrente: “organismi e sostanze che contribuiscono all’equilibrio microbico intestinale”.
Il primo batterio usato come probiotico è stato Lactobacillus delbrueckii subsp. bulgaricus, impiegato dalla popolazione bulgara per la produzione di yogurt e isolato da Mekchintoff all’inizio del secolo scorso.
Nel tempo questa definizione ha assunto diversi significati e oggi si considerano valide quelle di Fuller (1989) e di Guarner e Schaafsma (1998) per i quali un probiotico è “un supplemento dietetico microbico vivo che assunto in quantità adeguate esplica effetti benefici sull’animale ospite, migliorando il suo equilibrio microbico intestinale”.
Attualmente i probiotici sono definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “microrganismi vivi che, somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio all’ospite”.
Sono da considerarsi probiotici gli organismi che soddisfano le seguenti caratteristiche:
• Resistenza all’aggressione dei succhi gastrici e della bile e quindi in grado di sopravvivere anche nell’ambiente acido dello stomaco;
• Ferma adesione alla mucosa, colonizzazione e vitalità a livello intestinale;
• Identificazione per quanto riguarda il ceppo e la concentrazione di batteri vivi;
• Definizione per quanto riguarda la dose efficace e le indicazioni terapeutiche, che devono essere supportate da evidenze scientifiche.
Inoltre, i microrganismi probiotici devono essere tollerati dall’organismo ospite, cioè devono essere normalmente costituenti della flora dell’intestino sano, ed essere privi di effetti collaterali anche in pazienti immunodepressi.
Il numero approssimativo di batteri che colonizzano il nostro intestino è di 1014, ovvero centomila miliardi di cellule batteriche.
Il microbiota intestinale umano è costituito da un centinaio di specie batteriche diverse, le cui molteplici attività metaboliche influenzano lo stato di salute generale del nostro organismo.
I probiotici normalmente presenti nel nostro intestino (Lactobacilli e Bifidobatteri) superano di poco il 15% del totale del microbiota, mentre la quota preponderante è composta da Batteroidi (25%), Eubatteri (25%), Fusobatteri (9%), Peptococchi (9%).
In Italia i probiotici sono commercializzati da circa 30 anni, quando in accordo alla normativa allora vigente, venivano inclusi tra i prodotti dietetici e preventivamente autorizzati ai fini dell’immissione in commercio.
Dal 2002, con l’avvento della direttiva comunitaria 2002/46/CE sugli integratori alimentari che ha aperto il suo campo di applicazione anche alle “fonti concentrate” di sostanze ad “effetto fisiologico”, sono stati legalmente ammessi come integratori alimentari prodotti a base di soli “probiotici” senza componenti nutrizionali associate.
Le Linee Guida del Ministero della Salute attualmente in vigore, ribadiscono che per poter essere considerato probiotico, un integratore alimentare deve garantire almeno 1 miliardo (109) di cellule vive per ceppo e per giorno.
Una possibile classificazione dei probiotici è anche la seguente:
Probiotici alimentari | Probiotici farmaceutici |
Effetto positivo sulla microflora intestinale dell’ospite. Miglioramento degli aspetti nutritivi dell’alimento(i prodotti caseari fermentati contengono più vitamine, sali minerali, proteine e carboidrati in forma più digeribile rispetto a quelli non fermentati). | Trattamento di diarrea, stipsi, flatulenza, acidità gastrica, colonizzazione da patogeni, gastroenterite, ipercolesterolemia e malattie infiammatorie intestinali, nonchè negli ultimi anni, nel trattamento della dermatite atopica e allergia respiratoria. |
Lactobacilli | Bifidobatteri | Cocchi gram positivi |
L. acidophilus L. casei L. delbrueckii subsp. bulgaricus L. reuteri L. brevis L. cellobiosus L. curvatus L. fermentum L. plantarum | B. bifidum B. adolescentis B. animalis B. infantis B. longum B. breve | Lactococcus lactis subsp. cremoris Strptococcus salivarius subsp. thermophilus Enterococcus faecium Streptococcus diacetylactis Streptococcus intermedius |
I benefici nutrizionali associati ai batteri lattici e l’azione positiva che essi svolgono sulla salute dell’uomo, hanno fatto sì che, assieme ai Bifidobatteri e ad alcune specie di Enterococchi, rappresentino i principali microrganismi con attività probiotica impiegati negli ultimi anni.
Meccanismo d’Azione dei Probiotici
Uno dei meccanismi alla base dello sviluppo delle malattie allergiche è costituito dalla disregolazione di una complessa interazione tra ambiente microbiologico e sistema immunitario innato, soprattutto nella prima infanzia (Wills-Karp M, et al.Nat Rev Immunol 2001; Vercelli D. Curr Opin Immunol 2006).
I fattori responsabili dell’aumento di patologie autoimmuni ed allergiche degli ultimi anni sono probabilmente da imputare a due fattori:
1. l’alterata maturazione immunologica nei primi mesi di vita, che comporterebbe uno sbilanciamento delle sottopopolazioni linfocitarie Th2/Th1 per un ridotto o mancato contatto con agenti infettivi (ipotesi igienica).
2. l’alterata flora microbica, che favorisce la persistenza di citochine di tipo Th2 (IL4, IL5, IL13), prevalenti alla nascita, e non consente il riequilibrio a favore risposta Th1, con produzione di IL12 ed IFNγ. A livello intestinale verrebbero a mancare gli stimoli che governano l’equilibrio Th1 e Th2 con incremento della prevalenza di patologie sia Th1 che Th2 mediate.
L’intestino è un organo molto importante nell’ambito della funzione immunitaria: circa il 60% delle cellule immunitarie del corpo si trovano nella mucosa intestinale.
I probiotici hanno il compito di aiutare il microbiota naturale dell’intestino; infatti, l’uso generale dei probiotici è legato al miglioramento della salute intestinale e alla stimolazione della funzione immunitaria. I probiotici giocano un ruolo immunologico perché promuovono un ambiente non idoneo alla colonizzazione intestinale da parte di patogeni, con vari meccanismi:
- Abbassano il pH intestinale producendo acido lattico ed acidi grassi a catena corta
- Occupano nicchie microecologiche comuni ad altre specie microbiche
- Producono batteriocine (sostanze antibiotico-simili)
- Stimolano la motilità intestinale
L’azione immunonologica dei probiotici si manifesta con:
- Modulazione dell’infiammazione intestinale
- Rafforzamento della funzione di barriera dell’intestino
- Normalizzazione della microecologia intestinale e la permeabilità intestinale stessa
Va ricordato che i dati, inerenti alle caratteristiche e all’azione dei ceppi probiotici, ricavati con modelli in vitro, devono essere supplementati e confermati da studi in vivo.
Tale iter risulta indispensabile tenendo conto che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA – European Food Safety Authority) non ha accettato quasi tutti i claim presentati dalle aziende farmaceutiche in quanto ha ritenuto che ulteriori studi in vivo sono necessari.
L’impiego dei Probiotici nelle malattie allergiche – Gli Studi Clinici
La prima pubblicazione sugli effetti dei probiotici nelle malattie allergiche risale al 1997, e da allora sono stati condotti decine di studi clinici randomizzati in doppio cieco controllati contro placebo.
Gli studi sono stati effettuati con singoli ceppi probiotici, preparti contenenti multiceppi o preparazioni multispecie. I probiotici multispecie combinano genere, specie e proprietà ceppo-specifiche, che completano l’effetto degli altri ceppi attraverso sinergismi e/o simbiosi. Inoltre, dalla combinazione delle diverse proprietà multispecie, i probiotici hanno dimostrato avere un’avanzata funzionalità ed efficacia.
Gravidanza e Allattamento
Una rassegna su gravidanza, microbioma intestinale e sviluppo di allergie nella progenie riporta che la colonizzazione dell’intestino del neonato da parte dei microrganismi che costituiranno il microbioma è soprattutto dovuta alla trasmissione verticale madre-figlio.
Al momento del parto, la madre trasmette al figlio i microrganismi del microbioma vaginale e intestinale, che il neonato incontra al momento del passaggio nel canale del parto.
Tuttavia, secondo alcuni studi, un primo, iniziale microbioma si costituirebbe già durante la vita fetale: infatti, è stato identificato DNA batterico nella placenta, nel cordone ombelicale, nel liquido amniotico e nel meconio di neonati partoriti a termine mediante parto cesareo e nel meconio di neonati prematuri partoriti alla 23-32a settimana di gestazione.
Le cellule dendritiche sarebbero in grado di penetrare nell’epitelio intestinale materno, “prelevarne” microrganismi e trasportarli alla placenta, presentandoli al feto e contribuendo così alla maturazione del suo sistema immunitario.
Una via secondaria per la trasmissione verticale di microrganismi è l’allattamento al seno. Infatti, nel latte umano è stato rilevato il DNA di batteri appartenenti al microbioma intestinale. I neonati allattati al seno sembrano beneficiare dell’immunomodulazione materna e dei cambiamenti della composizione del latte materno. Inoltre, evidenze fornite da studi sull’impiego dei probiotici nella prevenzione dell’allergia indicano che l’effetto preventivo si manifesta solo con un’esposizione sia prenatale sia postnatale (della madre che allatta o del lattante).
Bibliografia:
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Wills-Karp M, Santeliz J, Karp CL. The germless theory of allergic disease: revisiting the hygiene hypothesis. Nat Rev Immunol. 2001;1(1):69-75. doi:10.1038/35095579
Vercelli D. Mechanisms of the hygiene hypothesis–molecular and otherwise. Curr Opin Immunol. 2006;18(6):733-737. doi:10.1016/j.coi.2006.09.002
Ministero della Salute. Linee guida su probiotici e prebiotici – revisione marzo 2018.